appenaunattimofa, 7 settembre 2023
Da quando è stata presa di mira da un ministro e da qualche politico e generale razzista per aver espresso un'opinione sullo stato dell'arte dell'integrazione in Italia ha perso la serenità.
Da quando pian piano e poi sempre più vorticosamente è entrata nella bolla maledetta di "italiana sì o no?" per il suo colore, per il suo aspetto è venuta meno anche la tranquillità che è necessaria non solamente a uno sportivo ma a una persona.
Che rimane basita, straniata da una serie di insinuazioni e da molto più di esse che non finiscono più; che dall'aspetto razziale si spostano poi, sapientemente quanto dolosamente, sul carattere, gli interessi, le relazioni dell'individuo.
Che diventano in fine insopportabili, minandone il profondo, quando vengono "caricate" da una parte larghissima dell'opinione pubblica con i sistemi social.
Come ha ben sostenuto Pierluigi Bersani, forse in maniera non stilisticamente elegante in un contesto televisivo ma efficacemente, è ora che le persone perbene, di sinistra di destra di ogni dove, anch'esse adottino un "linguaggio da bar" nei confronti di chi discrimina sulle diversità o sul colore della pelle, che diversità non è.
Con il distinguo, certo, che non tutti i "linguaggi da bar" sono uguali, che ci sono bar e "i peggiori bar di Caracas"; avendo presente che però, quando l'acme della morbosità è parossismo di odio fare di tuttun'erba un fascio non rappresenti poi un peccato di chissà quale gravità, un completo fuori verità; e sia invece un esercizio di moralità, quantunque provocatorio, per mostrare a tutti quanto la gratuità per la gratuità sia macrospicamente ingiusta; come volle dimostrare Umberto Eco in una lectio magistralis stigmatizzandoli in toto e in maniera spiccia.
Churchill non disse forse una volta:
"Per combattere i mostri ci vuole un mostro"!
Ma sempre con poesia.
Forza e coraggio!!